A chi interessa: venditori online occasionali senza partita IVA
Cosa imparerai da questo articolo: come vendere in piena legalità dai marketplace e a comprendere le nuove regole del commercio online
Nuove regole del marketplace di Etsy
Il 21 gennaio 2021 è una data importante per chi espone e vende su Etsy le proprie creazioni o i propri oggetti. Mi riferisco soprattutto a creativi e hobbisti. Molti soggetti, venditori occasionali, senza partita Iva, sono stati invitati dal marketplace a chiudere lo shop entro la suddetta data, se non in possesso di partita Iva.
Sciogliamo i dubbi sulla questione, spinosa e allarmante (in parte) per molti creativi e hobbisti.
Differenza tra creativi e hobbisti
Iniziamo a comprendere la differenza tra i due soggetti:
I CREATIVI sono coloro che manualmente creano oggetti “nuovi” frutto del proprio lavoro e del proprio ingegno e vendono direttamente senza l’intervento di intermediari o persone interposte.
E’ quindi a tutti gli effetti un artigiano e la legge di riferimento che regola il loro operato è la Legge quadro nazionale sull’artigianato 443/1985.
Tali soggetti possono operare nei mercatini dell’artigianato, possono vendere occasionalmente sui marketplaces on-line, esponendo prezzi. Ma da un proprio sito o da una propria pagina facebook non è possibile vendere ed esporre prezzi se non si è i possesso di partita Iva.
Gli HOBBISTI sono coloro che vendono, barattano, propongono ed espongono, in modo saltuario e occasionale, merci di modico valore che non superino il prezzo di € 250,00.
Non sono quindi artigiani, ma sono a tutti gli effetti commercianti e rientrano nella legislazione del commercio (Dlgs 114/1998).
Possono operare nei mercatini degli hobbisti quali: mercatini dell’usato, dell’antiquariato e del collezionismo non con costo storico e artistico. Possono vendere occasionalmente on-line sui marketplaces dedicati. Ma da un proprio sito o da una propria pagina Facebook non è possibile vendere ed esporre prezzi se non si è i possesso di partita Iva.
Regola generale per entrambe le categorie è che per la “vendita sporadica, occasionale e non professionale”, non è necessaria l’apertura della partita Iva.
Quando una attività di vendita è considerata occasionale?
In Italia un’attività di lavoro retribuita è definita occasionale se:
- è sporadica, non continuativa, quindi non duratura nel tempo;
- manca di coordinazione, quindi svolta al di fuori di un ciclo produttivo di un’azienda;
- non è professionale, ossia manca di una organizzazione;
- il volume d’affari annuo è inferiore o uguale a € 5.000.
Il problema nasce non tanto quando vendiamo nei mercatini fisici dedicati, ma quando vendiamo on-line, perché le regole dei marketplaces sono cambiate.
Per vendere on-line devo aprire partita Iva?
Il Decreto Crescita del 2019 (Art. 13 comma 1 DL 34/2019) ha previsto l’obbligo a carico dei marketplace, ovvero degli operatori che, avvalendosi di piattaforme elettroniche facilitano la vendita a distanza, di trasmettere i flussi di vendita dei propri iscritti all’Agenzia delle Entrate.
Questo a partire dall’anno di imposta 2019, con cadenza trimestrale. Il primo invio c’è stato il 31 ottobre 2019.
Durante il 2020 i venditori di Etsy si sono visti recapitare tale comunicazione, che riportiamo fedelmente:
“Etsy, è tenuta a segnalare determinate informazioni fiscali alle autorità fiscali locali in Italia quando i venditori raggiungono una certa soglia di vendite su Etsy ogni anno. Per inviare queste informazioni, Etsy è tenuta a registrare i numeri di identità fiscale per questi venditori.
Le recenti modifiche fiscali in Italia comportano l’obbligo di aggiungere al tuo account una identificazione ai fini dell’Iva (imposta sul valore aggiunto).
Ti informeremo su come questa modifica avrà effetti sul tuo negozio e forniremo una data di scadenza per aggiungere la partita Iva.
All’interno di questi cambiamenti, abbiamo aggiornato il regolamento di Etsy Payments per rendere chiara la possibilità di una sospensione dei negozi che non rispettino determinati requisiti fiscali. Le modifiche al nostro regolamento avranno effetto dal 21 gennaio 2021. Maggiori informazioni riguardanti l’Iva su Etsy sono disponibili nel nostro Centro assistenza.
Se disponi già delle informazioni riguardanti l’identità fiscale, puoi aggiungerle subito al tuo account. Aggiorna le tue informazioni fiscali qui.
Cosa dice il centro assistenza di Etsy
Devo aggiungere una partita Iva al mio account?
Etsy è tenuta a segnalare le informazioni fiscali alle autorità fiscali locali in alcuni Paesi, quando in un anno i guadagni dei venditori superano la soglia di vendite su Etsy stabilita dalle regole fiscali sull’Iva.
Se si ha sede nel Regno Unito, in Austria, Francia o in Italia e le proprie vendite lorde raggiungono o superano la soglia stabilita localmente in un anno solare, Etsy richiede che si aggiunga il nome del contribuente e la partita Iva al proprio negozio Etsy per poter continuare a vendere sulla piattaforma Etsy.
Per maggiori informazioni sui requisiti riguardanti l’Iva nel proprio Paese si prega di consultare l’autorità fiscale locale o un professionista esperto in materia.
Maggiori informazioni su come aggiornare il nome e l’ID fiscale del contribuente.
Come faccio a sapere se sto raggiungendo o superando la soglia?
Man mano che il tuo negozio si avvicina alla soglia di vendita relativa all’Iva o alla soglia considerata segnalabile nel tuo Paese, riceverai un promemoria via e-mail da parte di Etsy per aggiungere il tuo numero di partita Iva o il tuo codice fiscale al tuo negozio.
Se non rispetti il promemoria finale, i tuoi privilegi di vendita verranno sospesi. Se il tuo negozio venisse sospeso, dovrai inserire ai dati del tuo account il nome del contribuente e la partita Iva o il codice fiscale, in base alla pertinenza, per fare in modo che venga automaticamente ripristinato.”
Questo è ciò che i piccoli venditori artigiani senza partita Iva si sono visti recapitare per e-mail da Etsy. Vediamo cosa è cambiato.
L’Agenzia delle Entrate chiede ai propri iscritti, in questo caso i marketplaces, di trasmettere periodicamente i flussi di vendita. In pratica tende a monitorare i volumi d’affari e il numero delle vendite on-line.
Perché l’Agenzia delle Entrate effettua il monitoraggio delle vendite on-line?
Per controllare se le moltissime persone che vendono occasionalmente on-line superano i limiti di volumi d’affari imposti nei vari Paesi (in Italia tale limite per i privati senza partita Iva è di € 5.000) ma anche se sono venditori abituali e non occasionali.
A quanto pare emergono anche tante altre sfumature da tali controlli, che sono valide non solo su Etsy, ma in genere sui marketplaces specializzati per le vendite on-line di oggetti fatti a mano.
Attenzione! A quanto pare, la possibilità di essere ospitati su questi portali e rimanere classificati come creativi o hobbisti dipende dalla possibilità di non vedere esposti i prezzi di vendita degli oggetti.
Se promuoviamo continuativamente le nostre creazioni su questi portali ed esponiamo i prezzi di vendita siamo automaticamente considerati imprenditori, commercianti o artigiani. Insomma, un soggetto che deve operare obbligatoriamente con partita Iva.
La vendita per i creativi e gli hobbisti deve essere occasionale, non abituale e non professionale! Esattamente come succede per i mercatini reali.
Se l’attività di vendita on-line è organizzata, abituale e professionale, per cui si espongono prodotti con i prezzi in vetrina sul sito per settimane, allora anche in questo caso non si parla più di lavoro occasionale, ma di lavoro abituale e diventa necessario l’avvio di un’attività professionale con apertura della partita Iva.
L’Agenzia delle Entrate in collaborazione con la Guardia di Finanza, effettua controlli ogni anno sui vari portali per verificare il rispetto di questi requisiti da parte dei venditori.
Ma quali sono i veri motivi del monitoraggio?
Attività non più occasionale ma attività di impresa: il numero elevato di transazioni effettuate tramite una piattaforma di intermediazione on-line (marketplace) determina un’attività di impresa: i proventi, di conseguenza, sono redditi di impresa e non redditi diversi, anche se manca l’organizzazione. Tutto questo indipendentemente dal volume d’affari.
Evasione fiscale: questo è uno dei principali motivi del monitoraggio, il mancato inserimento in dichiarazione dei proventi da attività occasionale per volumi d’affari fino a € 5.000 con la conseguente evasione IRPEF da parte del soggetto percipiente.
Fisco Amico! – E’ necessario distinguere varie ipotesi quando si parla di evasione fiscale IRPEF:
- se dall’attività di vendita non è derivato alcun utile, perché si è effettuata una vendita una tantum, in qualità di privato, di un oggetto usato ad un prezzo inferiore rispetto a quello dell’acquisto, allora non ne deriverà alcun obbligo di dichiarazione. Abbiamo venduto un oggetto usato.
Invece, per l’attività di vendita occasionale che abbia fruttato nel corso dell’anno dei proventi, si devono distinguere due ulteriori ipotesi:
- la prima che riguarda il soggetto che, pur guadagnando dalle sue vendite occasionali, non percepisce ulteriori redditi rispetto ai quali sussista l’obbligo di dichiarazione, se le somme ricavate dalle vendite non superano complessivamente l’importo lordo di euro 4.800,00: in tal caso sarà esonerato dalla presentazione della dichiarazione di redditi (così come prevedono le istruzioni ministeriali della dichiarazione dei redditi);
- la seconda che riguarda il soggetto che presenta la dichiarazione dei redditi in quanto titolare di redditi di diversa natura, oltre a guadagnare da vendite occasionali on-line o in mercatini reali.
Il soggetto dovrà dichiarare i redditi percepiti dalle vendite occasionali o compilando il quadro RL, rigo RL14, del Modello Unico dei Redditi delle Persone Fisiche, o, in caso di presentazione del Modello 730, il quadro D, rigo D5. In tal caso, avrà la possibilità di sottrarre dalle somme lorde tassabili le spese sostenute, solamente se inerenti alla vendita e se debitamente documentate (scontrino parlante o fattura con codice fiscale).
Evasione contributiva: capita spesso che dai monitoraggi si evidenzi la presenza di soggetti non titolari di partita Iva, che effettuino vendite occasionali tali da superare il volume d’affari di 5.000€ consentito in Italia. In questo caso oltre ad una evasione fiscale relativa all’IRPEF, c’è anche una evasione dei contributi pensionistici. Cioè non si versa la Gestione Separata INPS.
Fisco Amico! – Anche qui ci sono delle semplici regole da seguire per non incappare negli accertamenti fiscali, sempre se siamo in presenza di vendite on-line occasionali sporadiche e non continuative. Se dunque superiamo il volume d’affari di 5.000€ lordi una tantum in un anno solare, ad esempio abbiamo un introito di € 7.000, non siamo costretti a aprire partita Iva, ma ci regoleremo così:
- si dichiarano nell’Unico Persone Fisiche o 730 i 7.000€ e si paga l’IRPEF su tutta la cifra;
- ci si deve iscrivere alla Gestione Separata INPS e solo sulla cifra eccedente i 5.000€, quindi € 2.000, si versano i contributi pensionistici.
Conclusioni
La linea che divide un creativo occasionale da un artigiano abituale o un hobbista da un commerciante abituale, è sottile. Dalle poche considerazioni che abbiamo fatto è emerso che l’obbligo di operare con partita Iva scatta quando l’attività di vendita avviene con regolarità. Questo significa che se, occasionalmente, capita di esporre un oggetto su Etsy o altro, non si hanno obblighi fiscali. Tuttavia, al contrario, se si espongono più oggetti o l’esposizione è prolungata nel tempo e si indicano i prezzi, si deve operare con partita Iva. Non conta quante vendite hai effettuato e quanto hai incassato.
Ma ad essere sinceri ancora è tanta la confusione, perché:
si parla di monitoraggio dei “flussi di vendita”, non del controllo della permanenza di una immagine di un prodotto nel tempo su una vetrina virtuale.
C’è anche contrasto sul numero delle vendite effettive e volume d’affari fino a 5.000€. Questo starebbe a significare che se una tantum si vende un oggetto fatto a mano di 2.000€ non si è obbligati ad aprire partita Iva, se si effettuano vendite multiple che sommate raggiungono i 2.000€ si deve aprire partita Iva.
Questo vuol dire che vengono monitorate le transazioni economiche on-line, ma questo non era una novità, qualsiasi mezzo di pagamento si adotti.
C’è contrasto con la normativa relativamente all’esonero della dichiarazione dei redditi se, e solo se, si percepiscono cifre fino a € 4.800 e non si hanno redditi di altra natura.
Risultato: tanti creativi, hanno abbandonato il marketplace Etsy per migrare verso altri lidi che sicuramente si adegueranno alle stesse regole.
Una domanda sorge d’obbligo: come si può pretendere che un creativo diventi artigiano professionista con partita Iva sapendo che anche a vendite zero il suo principale costo fisso annuo sarà circa € 4.000 di INPS, oltre il commercialista, le quote fisse di Camera di Commercio, Inail…?